L'Umanista

Magazine di Arte, Scienza, Tecnologia, Educazione

L'Umanista

Magazine di Arte, Scienza, Tecnologia, Educazione

Come funziona

Il modo in cui funziona il nostro Magazine è piuttosto semplice, nonostante la complessità della materia trattata: chiunque voglia voglia collaborarvi può sottoporre alla Redazione un «editoriale» che preferibilmente prenda spunto da un caso particolare, di pertinenza culturale, educativa, scientifica, artistica o tecnologica. È importante che l’oggetto del discorso sia immediatamente «riconosciuto» dai nostri lettori come fenomeno di «attualità» o comunque del nostro presente, ma che al contempo sia suscettibile di essere riconsiderato e ridiscusso per il suo valore più generale, per qualche sua qualità «inattuale», per le sue implicite «correlazioni» con altri casi del presente e del passato, e per la adeguatezza a rappresentare questioni etiche, morali, e metodologiche che suscitino un «dialogo umanistico a più voci», indiretto o diretto tra autori e studiosi, all’interno del nostro Magazine.

L’editoriale dovrà mettere in evidenza importanti qualità presenti o assenti nel caso considerato, per sollevare «interrogativi» più generali che possano consentire, all’autore stesso dell’Editoriale o ad altri che vorranno aggiungere i loro contributi, di poter proporre ulteriori stimolanti «correlazioni» con fenomeni culturali del passato o del presente, e di contribuire con le sue argomentazioni a tessere quella infinita rete che connette progetti e ricerche umanistiche intorno alle medesime questioni morali e metodologiche.

In altri termini chiediamo che gli editoriali abbiano più dimensioni, per potersi rivolgere tanto al presente quanto al passato, tanto al qui quanto all’altrove; e che non si limitino a criticare il degrado culturale in cui viviamo, ma, argomentando con esempi le ragioni dell’autore, sottopongano all’attenzione dei lettori progetti ed esperienze che possano costituire interessanti soluzioni per combatterlo, magari verificabili dagli stessi lettori.

Con il Magazine non intendiamo acuire lo sconforto che assale noi stessi quando apriamo le pagine dei quotidiani, ma piuttosto alimentare quell’idealismo e quella progettualità che appartengono alla tradizione umanistica, preferendo in ogni caso presentare quel poco di buono che sopravvive e che si sta facendo per continuare il lavoro dei nostri amati Maestri, anziché disperarci insieme a voi per quanto ogni giorno i nuovi falsi maestri sono riusciti caparbiamente a distruggere.

In questo modo, pur partendo dal particolare e dal presente, potremo muoverci, e far muovere i nostri lettori, in appassionanti viaggi esplorativi nel tempo e nello spazio per scoprire e conoscere altri oggetti non meno interessanti di quelli presi in esame negli editoriali, e a indagare la natura delle correlazioni implicite tra di essi nonché le questioni metodologiche e morali che essi suscitano, con cui sono stati concepiti e con cui funzionano.

La struttura del Magazine, che si manifesta nell’articolazione in «Rubriche» secondo i «Temi» insieme metodologici e morali di cui ci vogliamo occupare, nasce da una tradizione umanistica che da ognuno di questi Temi ha tratto interminabili «variazioni sul tema». Per rendere esplicita la struttura invitiamo gli stessi editorialisti a domandarsi a quali rubriche-temi vorranno dedicare i loro contributi, in modo da offrire ai lettori nuovi casi e punti di vista per continuare a riflettere intorno alle medesime questioni morali e metodologiche.

Ogni Tema è rappresentato da un «proverbio», a indicare come il nostro Magazine voglia ricucire quella saggezza propria della Cultura Popolare con il rigore scientifico delle argomentazioni e con la perfezione cristallina delle opere artistiche di cui vogliamo occuparci e a cui vogliamo portare, o riportare, l’attenzione dei nostri lettori, affinché trovino nel nostro Magazine continui stimoli per estendere e approfondire i loro viaggi esplorativi tra le tante risorse della nostra tradizione umanistica, del nostro passato oltre che del nostro presente.

Oltre agli «Editoriali», in cui vengono argomentate le ragioni per cui invitiamo i nostri lettori ad iniziare ad occuparsi di fenomeni di cui non sospettano l’esistenza o a occuparsi maggiormente di fenomeni che hanno sottovalutato, cureremo una sezione dedicata alle «News». In questa sezione intendiamo segnalare, con una certa assiduità, tutto quanto scopriamo e riteniamo degno di attenzione al di là delle cose di cui ci occupiamo con più sistematicità nei nostri Editoriali. Nelle News cerchiamo cioè di «annunciare» tutto quello che noi stessi vorremmo sapere prima di scoprire, troppo tardi, che non abbiamo più modo di partecipare ad uno spettacolo, di acquistare un libro, o di visitare una mostra. Proveremo a fare per voi una sorta di «rassegna stampa» delle notizie che possono suscitare o soddisfare i vostri interessi e le vostre ambizioni con iniziative (pubblicazioni, mostre, spettacoli, scoperte, ricerche) che magari stimoleranno in voi la voglia, dopo averle conosciute,  di scrivere un editoriale e di sottoporcelo.

Attraverso gli Editoriali e le news intendiamo aiutarvi a diventare esperti viaggiatori – non turisti – della conoscenza scientifica, artistica e tecnologica.

Il nostro Magazine è pensato per funzionare come uno strumento informativo che riunisca le qualità di un Magazine tradizionale a quelle di un Blog. La sua struttura ci consente infatti di pubblicare editoriali articolati e firmati, ma anche di mantenere aperta la discussione intorno ai temi trattati invitando tutti gli editorialisti ad aggiungere loro contributi.

In questo senso il Magazine vuole essere anche il ponte tra il nostro Istituto e le tante realtà esterne ad esso con cui vorremmo collaborare; potenziali partner disposti a unire gli sforzi per trattare, da molteplici punti di vista, temi di interesse comune, e a partecipare a progetti che nascano da essi. Il Magazine è infatti anche pensato come uno strumento per favorire la conoscenza e la collaborazione tra soggetti, esterni ad esso, che abbiano esperienze e competenze per portare contributi su temi e questioni di interesse comune.

Nonostante il Magazine si presenti immediatamente nella forma di una rivista tradizionale, noi vogliamo dare ad esso anche la forma reticolare che hanno tutti i nostri servizi e prodotti. Dal momento che gli editoriali che aggiungeranno ad ogni numero contribuiranno a creare un reticolo di testi e metatesti correlati tra loro e a risorse esterne ci piacerebbe renderlo fruibile anche in una nuova forma ipertestuale, per evidenziare, con una mappa, la rete di correlazioni che andremo creando. In questo modo mentre gli autori saranno sollecitati a sviluppare i nodi vuoti aperti da ogni editoriale, i lettori potranno fruire gli editoriali già scritti saltando dall’uno all’altro per inseguire le correlazioni tra presupposti e sviluppi, tra domande e risposte che ciascuno di essi invita ad esplorare.

In questa prospettiva ciò che a noi interessa è che ogni editoriale solleciti la realizzazione di, e la correlazione con, altri editoriali già scritti e da scrivere, per creare un reticolo di editoriali in progress che ognuno degli editorialisti può contribuire a implementare e ad espandere.

Facciamo un esempio. Immaginiamo di voler scrivere un’editoriale a proposito del quarto capitolo «conclusivo» della «Saga» di  “Toy Story”.

In un Magazine come il nostro scrivere questo Editoriale non significa elaborare un unico testo pieno di «rimandi», «citazioni», «note», «digressioni», e «presupposti impliciti» non sviluppati che ne rendono difficile la «comprensione». Significa piuttosto elaborare un «reticolo di testi» interconnessi partendo da un «nodo» e domandandosi a quali altri «editoriali-nodi» può essere connesso, a quali già realizzati e a quali da realizzare. Scrivere l’editoriale significa dunque scrivere o correlare o prevedere più editoriali collegati ad esso, e «tessere» le correlazioni tra un insieme di testi preesistenti o da realizzare. Ogni Editoriale dovrebbe esplicitare i suoi presupposti necessari e i suoi sviluppi possibili, esplicitando le domande che suscita e le risposte che offre in rapporto agli altri testi che compongono il Sistema Editoriale del L’Umanista e non solo. Infatti vogliamo prevedere che in futuro ogni nostro Editoriale, quando prenderà in esame un oggetto e i suoi correlati – e quando argomenterà correlazioni non immediatamente percepibili tra di essi, ovvero evidenzierà i comuni denominatori dopo averne anatomizzato l’architettura – possa interagire sia con altri editoriali del Magazine e con risorse di archivio esterne, sia con Editoriali di altre Testate, qualora questi offrano punti di vista interessanti e complementari sullo stesso oggetto, o espandano il discorso ad altri oggetti.

Quindi vediamo cosa accade in un caso concreto. Poniamo di avere già pensato a un titolo che riassuma la ragione stessa dell’Editoriale: “Toy Story 4. Il canto del cigno”. Già da esso siamo indotti a domandarci e quindi ad esplicitare e argomentare,  nell’editoriale, se si stia parlando solo della «fine della Saga» o anche della «fine della Bottega» che ha raggiunto il successo mondiale proprio dando vita a quella Serie di film. Se, ad esempio, cominciassimo a parlare della straordinaria qualità della struttura seriale e della forma di Saga data ad essa dagli autori,  che ha permesso di articolarla in più capitoli autonomi e correlati, e di darle una conclusione adeguata, saremmo spinti a ricercare quali serie audiovisive, non solo di animazione, abbiano caratteristiche simili, con storie così ben sviluppate e intrecciate e se abbiano avuto una altrettanto degna conclusione. Sarebbe bello quindi scrivere o far scrivere o agganciare – se è già stato scritto – un editoriale che sviluppi un nodo dedicato alla narrazione seriale da quella letteraria a quella audiovisiva. Ma sarebbe anche importante rispondere subito a chi non voglia andare avanti nella lettura dell’Editoriale senza sapere degli altri Capitoli della Saga di Toy Story, e di chi siano gli autori che l’hanno ideata e realizzata. Per rispondere a questo correrebbero almeno altri due editoriali, uno dedicato alla nascita della Saga e alle sue origini, e un altro a John Lasseter e a chi lo ha aiutato a passare dalla produzione di cortometraggi elettronici di animazione al primo lungometraggio animato. Questo però ci indurrebbe a considerare la possibilità di articolare più editoriali, dal momento che, se l’attività di John Lasseter  alla Pixar si è conclusa proprio poco prima del quarto capitolo della Saga ci porremmo una inquietante domanda sulla paternità dell’epilogo stesso. E poi non potremmo non sviluppare o agganciare più editoriali dedicati a Steve Jobs e alla sua attività dentro e fuori dalla Apple, alla sua paternità della Pixar stessa, ai suoi sogni lungimiranti e quindi di conseguenza non potremmo parlare della Apple con o senza Jobs, da Laboratorio di ricerca a  Marchio di lusso. Ma non di meno bisognerebbe prendere in considerazione cosa o meglio chi abbia ispirato i cortometraggi animati elettronici della Pixar e il salto da essi al grande successo con il primo lungometraggio di animazione. Ora stiamo pensando a Walt Disney e alla sua Bottega, presso cui lo stesso John Lasseter ha appreso l’arte di raccontare storie complesse e animate come quella di cui stiamo parlando. Quindi necessariamente dovremmo prevedere un editoriale sulla produzione dei cortometraggi animati – le Silly Symphonies – con cui Walt Disney lanciò la sua Società e divenne il più importante autore di racconti per l’infanzia al tempo del cinema. E se arrivassimo a considerare il salto da lui compiuto realizzando il primo lungometraggio di animazione, non potremmo ignorare l’analogia tra le storie di giocattoli delle Silly Symphonies disneyane e quelle toy stories che hanno caratterizzato tanto i cortometraggi della Pixar diretti da Lasseter quanto la saga stessa di Toy Story ideata dallo stesso Lasseter. Verrebbe anche da prevedere un editoriale sulle Botteghe del cinema di animazione e sulle origini delle botteghe artigianali in ogni forma di arte narrativa. Questo ci porterebbe a scoprire la Aardman, la Henson, e la primitiva Disney che le ha ispirate tutte. E scopriremmo anche il valore della guida della mente che ha guidato i team – come gli old Nine della vecchia Disney – nell’ideazione e nello sviluppo anche parallelo di tanti progetti tutti coordinati e supervisionati da un direttore che seguendo i suoi gruppi di collaboratori ha potuto realizzare tanti altrimenti irrealizzabili da un un uomo solo (ma questo non vi fa venire in mente le Botteghe di arte che realizzavano serie di affreschi come quelli di Giotto grazie alla bravura dei suoi allievi da lui  stesso formati e diretti?). Se siamo giunti a parlare delle Toy Stories, a questo punto non possiamo non prevedere – anziché una lunga digressione nel nostro editoriale – un altro bell’Editoriale sulle storie di giocattoli antropomorfi, o meglio animati, che ci porta a parlare di autori come Andersen, Hoffmann, Collodi. Da qui si potrebbe saltare ad un altro editoriale per parlare della comune materia delle leggende dei miti e e delle favole ovvero dei proverbi drammatizzati, da cui nascono tutti i racconti di fiabe di magia firmati dai grandi autori che hanno creato i capolavori ascoltati o letti nella nostra infanzia, dove animali e oggetti inanimati prendono la parola e divengono soggetti, persino eroi, di avventure indimenticabili, offrendo a loro volta materia e forme alla grande narrazione letteraria,  teatrale, e operistica. Ma tornando un po’ indietro, prima di saltare ancora più in là, potremmo o dovremmo essere indotti anche a parlare, in un altro editoriale, di quale sia l’eredità lasciata da Disney, dal suo perfetto cinema di animazione analogica, al cinema elettronico di Lasseter e non solo, anche ad  autori di cinema non di animazione che hanno appreso la lezione disneyana e l’hanno mescolata con la lezione appresa da tanti altri autori. Tra questi figli di Disney e fratelli di maggiori di Lasseter non possiamo dimenticare Steven Spielberg. E da quell’eredità mentre da un lato scopriamo i capolavori del musical cinematografico, da un altro spostandoci un poco indietro tra i Maestri del Maestro Disney scopriremmo il teatro d’opera wagneriano e la commedia musicale rossiniana, a cui non potremmo non dedicare altri editoriali parlando del racconto musicale proprio come quell che Disney ha mantenuto come suo tratto distintivo per ogni suo corto o lungo metraggio di animazione. Ma possiamo anche elaborare un altro editoriale per riflettere e far riflettere sugli esiti della produzione Pixar dopo Lasseter come di quelli della Disney dopo Walt Disney per capire che l’unificazione delle due Società non abbia giovato né all’una né all’altra,, ma abbia completato un processo di degradazione che ha reso entrambe non più delle Botteghe d’arte ma delle industrie di intrattenimento che ora devono vedersela con quel fenomeno che ha maggiore successo di loro stesse, il videogioco interattivo prodotto dalla cultura di massa per un pubblico che non è stato educato all’arte narrativa né da Disney e neppure da Lasseter.

Ora immaginate di voler scrivere un altro Editoriale prendendo spunto da una nuova traduzione e edizione dell’opera di Hoffmann, e in particolare della fiaba Schiaccianoci e il re dei topi. Non appena prendete in considerazione l’idea di aggiungere questo Editoriale al Magazine, dovete chiedervi con quanti Editoriali già realizzati esso può essere correlato, e quanti nuovi editoriali correlabili possono essere previsti e suggeriti dalla pubblicazione del vostro Editoriale. Intanto, appena iniziate a scriverlo o ne pianificate lo sviluppo, vi accorgete che vi siete imbattuti di nuovo in un racconto in cui un oggetto «utile ma antropomorfo» diventa il protagonista del racconto; quindi potete correlare quanto scrivete sulla sua storia a quanto è già stato scritto intorno a storie di giocattoli antropomorfi e magicamente animati – proprio come la saga Toy Story della Pixar – che attingono a una medesima tradizione di favole e fiabe dove oggetti inanimati prendono vita in determinate condizioni e diventano i magici aiutanti o addirittura gli eroi del racconto. E così, vi trovate a pensare a come il racconto dal punto di vista della piccola protagonista vi invita grazie alla memoria associativa a correlare quanto può essere già stato scritto a proposito delle “Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”, e a domandarvi  se la piccola Marie sia sorella del personaggio creato da Carroll ma anche del personaggio creato da Del Toro per il suo Il Labirinto del Fauno. Ma non potete evitare di pensare anche a Pinocchio se assumente il punto di vista dell’intraprendente giocattolo schiaccianoci ma anche soldatino di legno. E se ora state pensando a Il soldatino di piombo di Andersen non potete fare a meno di pensare anche alle Silly Symphonies disneyane che senza e prima di riscrivere esplicitamente le grandi fiabe dei suoi maestri hanno portato nelle case a tutti i bimbi del mondo le favole di animali e di  giocattoli come cortometraggi di animazione piuttosto che come novelle letterarie ma interagendo con esse e facendo venir voglia di leggerle.

E sempre scrivendo di questo piccolo grande racconto di Hoffmann potreste essere indotti a scrivere o a invitare a scrivere ulteriori Editoriali su suoi racconti, inediti o male editi nel nostro Paese, che finalmente hanno una degna edizione in una nuova curatissima collana editoriale con cui l’editore L’Orma ha in progetto di pubblicare l’opera completa di Hoffmann. Inoltre potete essere indotti a considerare il contributo che ha dato un grande disegnatore di storie per l’infanzia e illustratore di classici – Maurice Sendak – sia per un’edizione illustrata del racconto, sia per una messa in scena del balletto ideato da Petipa e Čajkovskij (di cui ha curato scenografie e costumi) tratto dalla riscrittura dello Schiaccianoci che ne ha fatto Alexandre Dumas. Lo spettacolo ha avuto una registrazione video di cui potreste trovare copia e aver voglia di parlarne dopo averla visionata sulle piattaforme video online o da una edizione bluray. E questo potrebbe anche farvi venir voglia di parlare di un’altra riscrittura di un racconto per l’infanzia ideato e illustrato dallo stesso Sendak,  Nel paese delle creature selvagge, portato sul grande schermo dal regista Spike Jonze con l’aiuto dello stesso Sendak:. Ma con un salto ulteriore potreste essere anche tentati di parlare di un’altra grande riscrittura di una serie di racconti per l’infanzia, le novelle di animali antropomorfi scritte e illustrate da Beatrix Potter, che sono diventate anch’esse un balletto, coreografato da Frederick Ashton, da cui è stato tratto un video pubblicato in edizione bluray ma in streaming su qualche piattaforma; perciò potreste esaminarlo e parlarne invitando i nostri lettori a goderne. Da ognuno di questo nodi potreste trovare fili per annodare direttamente o indirettamente – attraverso altri nodi – il vostro Editoriale a tanti altri Editoriali che già compongono il Sistema informativo – e in qualche misura anche formativo – creato dal Magazine. E voi stessi potreste aggiungere nuovi pezzi al Labirinto degli Editoriali per espanderlo e per articolarlo ulteriormente attraverso le connessioni che ogni nuovo editoriale vi obbligherà a stabilire con quanto già pubblicato, costringendovi a ripassare l’indice degli editoriali già realizzati e a domandarvi con quali e quanti andrà connesso, ovvero quali e quanti altri il vostro editoriale inviterà a scrivere.

Ecco una bozza di quell’Area del Sistema in cui troveranno ipoteticamente posto i nuovi due editoriali e i loro correlati:

Insomma, se avete compreso finalmente la logica reticolare che sostiene anche il nostro Magazine oltre tutti i Servizi che eroghiamo attraverso il nostro Portale, allora siete pronti ad essere sia i nostri lettori ideali, sia – se vorrete – i nostri intraprendenti editorialisti.