L'Umanista

Magazine di Arte, Scienza, Tecnologia, Educazione

L'Umanista

Magazine di Arte, Scienza, Tecnologia, Educazione

Il Progetto

Il progetto di un Magazine che tratti di arte, scienza, educazione, tecnologia, può sembrare troppo ambizioso o persino  presuntuoso; ma se considerate che queste «competenze», e le loro interconnessioni, costituivano un tempo la normale formazione di un «umanista», potete comprendere come mai il Magazine abbia questo nome e come mai, per rispettarlo, abbiamo ritenuto necessario non trascurare alcuno di questi aspetti, ma anzi prendere in esame le reciproche correlazioni.

Nonostante il nostro Paese e l’intera Europa siano disseminati di capolavori artistici provenienti da un glorioso passato, le parole “arte” e “scienza” negli ultimi decenni sono state sistematicamente svuotate di senso e trattate come prefissi applicabili a qualunque cosa, per nobilitarla, compresa la spazzatura; la parola “educazione” sembra ormai divenuta sinonimo di «assistenza sociale», e la parola “tecnologia” sembra ormai monopolio della «telefonia mobile». Per questi inaccettabili «presupposti impliciti» riteniamo valga la pena riconsiderare e ridefinire ciò che, ancora in un passato non troppo lontano, questi stessi termini «rappresentavano», e soprattutto come l’«integrazione» dei rispettivi campi di studi, ormai artificiosamente separati tra loro, contribuiva a quella «formazione umanistica» che oggi, in un sistema di istruzione guidato dal Mercato, dall’utilitarismo e dalla logica del profitto, viene addirittura sconsigliata perché considerata «inutile» se non nociva.

Troppi sono pregiudizi che gravano da tempo sulla (nostra?) «cultura umanistica», che la vogliono passata di moda e addirittura bandita da ogni discorso dopo essere stata «ideologicamente» condannata addirittura come responsabile del “colonialismo”.

Queste sono alcune delle ragioni per le quali abbiamo ritenuto necessario aggiungere anche questo servizio a quelli che già abbiamo deciso di offrire e in cui desideriamo coinvolgervi attraverso il nostro Portale. Ma ce ne sono molte altre per le quali consideriamo il nostro Magazine un impegno non più procrastinabile.

Noi intendiamo realizzare uno strumento di informazione «inattuale» e innovativo, sia per ciò di cui si occupa sia per come se ne occupa; un mezzo non solo particolarmente adatto per far conoscere i grandi progetti umanistici su cui investiamo da oltre quaranta anni tutte le nostre energie e risorse. Il Magazine è per noi soprattutto un mezzo con cui intendiamo combattere il degrado culturale e contribuire a ricucire il cordone ombelicale con la tradizione Umanistica.

Per chi già ci segue e partecipa alle attività che svogliamo attraverso il Portale può essere considerato anche uno strumento adeguato per conoscere le ricerche e i progetti dei Maestri della tradizione umanistica che hanno ispirato le nostre ricerche e i nostri progetti. Ogni nostra iniziativa ha infatti tra le sue finalità quella di far scoprire o riscoprire proprio quei capolavori umanistici da cui traiamo risorse e stimoli per realizzare i nostri servizi e prodotti, come quando, ad esempio, ricaviamo dai tesori della tradizione umanistica «Sistemi di Studio Reticolare» per esplicitare gli insegnamenti che vi sono racchiusi e creare così i nuovi strumenti di studio e formazione per il mondo Educational.

Con tutti i nostri progetti vogliamo ricordare, a chi ne fruisce, i debiti che ogni vero studioso e artista contrae con la tradizione umanistica dal momento che si forma per diventarne un degno erede. E con i nostri progetti invitiamo implicitamente gli utenti ad aiutarci a tutelare e valorizzare i capolavori che ancora abbiamo la fortuna di poter studiare per apprendere gli insegnamenti di chi li ha creati.

Il Magazine in particolare è uno strumento concepito per far dialogare tra loro, direttamente e indirettamente, umanisti del presente e umanisti del passato, e far nascere collaborazioni anche a distanza intorno a progetti comuni.

Inoltre, attraverso di esso, intendiamo far nascere o rinascere, nei nostri lettori, curiosità e passioni che li aiutino sia a superare pregiudizi, sia a scoprire le tante ragioni per cui dovrebbero studiare la cultura umanistica.

A tutti coloro che riusciremo a interessare agli studi umanistici saremo lieti di offrire anche gli altri nostri strumenti cognitivi e formativi, particolarmente adatti per coltivare, sin dall’infanzia, una formazione propriamente umanistica.

Pensando a quello che noi stessi abbiamo sempre ricercato nelle “pagine culturali” dei mezzi di informazione, abbiamo voluto far sì che ogni nostro utente o potenziale utente trovi in questo Magazine uno strumento dedicato e particolarmente adatto per supportare e accompagnare la propria crescita culturale; uno strumento che lo inviti e lo aiuti a cercare, fuori da esso, tutto quello che possa aiutarlo a coltivare le passioni e le ambizioni stimolate dalla sua lettura.

Tra i diversi strumenti che abbiamo voluto offrire attraverso il Portale – tutti ispirati da quell’ideale educativo «non profit» che ci induce a svolgere le nostre attività senza guadagnare nulla, se non il merito di aver contribuito a rallentare o contrastare il degrado  culturale che ci circonda – il Magazine vuol essere quello più «aperto»; infatti, sia per fruirlo sia per parteciparvi – come utenti o come redattori – non è richiesta alcuna iscrizione.

Abbiamo infatti deciso di rivolgere il Magazine non solo a chi già ci conosce e ci segue da tempo, ma anche a «tutti» i curiosi che, in veste di «osservatori», si avvicinano a noi per sapere di cosa ci occupiamo e come ce ne occupiamo.

Idealmente è dedicato a coloro che non si vergognano di considerarsi ancora «umanisti», e che ricercano uno spazio in cui dialogare e far conoscere il loro dialogo tra arti, scienze, tecnologie e forme di educazione. Ma non di meno è dedicato anche a chi non vuole farsi condizionare dai pregiudizi sulla tradizione umanistica e vuole capire se e come questa possa ancora costituire uno strumento insostituibile di crescita personale e di formazione professionale in un mondo che, oltre ad aver separato la formazione scientifica da quella artistica, considera la «formazione umanistica» non più necessaria, soprattutto dal momento che la tecnologia e in particolare l’intelligenza artificiale hanno creato l’illusione che le macchine possano sostituire la sempre più scarsa intelligenza umana.

Sarà cura e oggetto del Magazine sfatare questa e altre illusioni, riportando, proprio con l’aiuto di scienziati e sviluppatori di tecnologia, l’attenzione al ruolo che potranno avere in futuro quelle capacità e professioni umanistiche che, paradossalmente, saranno più difficilmente «automatizzabili» rispetto alle altre; e quindi non solo non subiranno l’inarrestabile sostituzione delle  menti umane con le «intelligenze artificiali», ma anzi acquisiranno nuova importanza nel «rapporto uomo-macchina».

Pur non potendo e non volendo rincorrere l’attualità, e pur preferendo occuparci di oggetti «artistici» – quelli che hanno superato il vaglio del tempo rivelandosi non semplici «fenomeni di costume» – tuttavia non di rado noi avvertiamo il desiderio di portare un contributo anche riguardo a «casi di politica culturale ed educativa» del nostro tempo che per qualche motivo hanno destato l’interesse effimero dei mezzi di comunicazione, ma che, a nostro avviso, meritano maggior attenzione per almeno due ragioni: sia perché sollevano questioni generali di carattere metodologico, etico, e morale, che rischiano di finire trascurate e dimenticate insieme ad essi, sia perché, grazie a quelle questioni, si correlano adeguatamente ad altri casi che, a distanza di tempo, appaiono fenomeni di interesse non solo “locale e attuale”, nonostante siano stati cancellati anch’essi dalla memoria corta dei mezzi di comunicazione di massa.

Quelle questioni ci portano dal caso «particolare» a riscoprire meccanismi di carattere «generale» il cui valore travalica il caso da cui sono tratti e persino la realtà in cui sono riconosciuti. Essi possono perciò costituire un «ponte» per saltare dagli accidenti della vita quotidiana alle straordinarie architetture dell’arte narrativa, dalla casualità alla causalità, dal senso comune al buon senso, dagli automatismi della vita quotidiana alle invenzioni straordinarie con cui l’arte, grazie alla scienza con cui è costruita, ci invita e ci insegna ad affrontare la «complessità» della vita. Da questa correlazione e dal confronto, facendo tesoro di quanto possiamo apprendere dallo studio dei conflitti interiori dei e tra i «personaggi» (nelle opere d’arte sempre più complessi delle «persone» che le fruiscono) e dalle soluzioni elaborate dagli autori per i loro intrecci di storie, più interessanti e appassionanti di quelli che sperimentiamo direttamente nella «commedia umana» della nostra vita, possiamo invitare i nostri lettori a riflettere su quanto sia meglio ispirare la vita all’arte piuttosto che ispirare l’arte alla vita e finire così per distruggere l’arte stessa. Il Magazine può costituire un’interessante «terra di nessuno» dove riflettere sulle strategie e le soluzioni praticate nella vita e quelle elaborate e sperimentate nell’arte, tra ciò che i politici elaborano per la vita quotidiana dei propri cittadini e ciò che gli artisti elaborano per la vita dei loro personaggi.

In sintesi il Magazine vuole essere il nostro modo per far sentire più direttamente la nostra voce nel presente e ottenere l’attenzione dei nostri potenziali utenti suscitando in loro nuovi interessi, a partire da quelli che già possiedono per oggetti solo apparentemente irrelati con tanti altri che appartengono alla nostra tradizione umanistica e che spesso li hanno ispirati.

Dal momento che la nostra attività, per essere sistematica e rigorosa, non può che concentrarsi su «pochi oggetti da molte prospettive e a molti livelli di studio», siamo costretti ogni anno a raccogliere e soddisfare solo alcune tra le tante richieste che riceviamo dai nostri utenti, interessati ad esplorare sempre nuove aree del vasto mare della narrazione artistica e della tradizione umanistica. Anche per questa ragione abbiamo deciso di creare questo ulteriore strumento di «esplorazione», per poter mappare e delineare progetti e ricerche degni di essere sviluppati con cura. Tutto quello che pubblicheremo nel Magazine servirà anche a noi, a ricordarci di fenomeni che potrebbero diventare materia da sviluppare nei nostri “Cicli di Lezioni”, “Sentieri Esplorativi”, e “Sistemi di Studio Reticolare”.

Noi auspichiamo che il Magazine susciti anche nei nostri interlocutori, compagni di viaggio, e potenziali partner, il desiderio di occuparsi, degnamente, degli oggetti da esso trattati, magari sostenendo la realizzazione di nuovi strumenti di studio come i nostri, adeguati a valorizzare la complessità degli oggetti considerati dai nostri Editoriali. Noi cercheremo qui di far emergere e argomentare quella stimolante complessità, pur nello spazio e nel tempo ristretto di un editoriale e dei successivi contributi da esso provocati.

Vi promettiamo, dunque, che faremo di tutto per far assomigliare il Magazine a quello che noi stessi avremmo voluto trovare sul mercato dell’informazione in tanti anni di ricerche e di studi, soprattutto in quelli in cui ha avuto inizio la nostra stessa formazione umanistica. Noi ci siamo dovuti accontentare di ricercare informazioni e novità, riguardo a iniziative, progetti, e scoperte di pertinenza umanistica, esplorando e spulciando tante fonti – riviste specializzate e non, rubriche di quotidiani, canali televisivi, blog, siti e archivi – che non fossero focalizzate solo sui fenomeni del momento e non fossero pubblicità redazionale mascherata da informazione. Questo tuttavia ci ha preparati a cercare, selezionare, e distinguere rapidamente le notizie dalla spazzatura, per noi e ora anche per voi. Tuttora spendiamo ancora molto tempo per discernere informazioni pertinenti e attendibili confuse nel rumore prodotto dalla Cultura di Massa, per scovare – in Biblioteche, Mercatini dell’antiquariato e dell’usato, Archivi e Piattaforme di Contenuti multimediali – non solo capolavori dimenticati ma anche scritti e interviste – cioè ricerche, progetti e lezioni metodologiche – di autori e studiosi i cui insegnamenti non passano di moda, non invecchiano, e possono contribuire alla formazione di una generazione di nuovi umanisti.

Pur non potendo ambire a riunire qui tutte le risorse, i contributi, le notizie che troviamo per la nostra – e ora anche per la vostra – informazione e formazione (che tuttavia trovano posto nella nostra “Bibliomediateca delle risorse umanistiche”, ora anch’essa parzialmente online), cercheremo almeno di creare, attraverso il nostro Magazine, un dialogo indiretto tra iniziative, come la nostra, che nascono o approdano sulla Rete e che spesso rimangono sconosciute a chi non ne fa parte, ma che possono, nel loro insieme, stimolarvi, informarvi e introdurvi ai grandi temi di cui si occupano e ai grandi progetti che perseguono, affinché anche a voi venga voglia di esplorare terreni sconosciuti e al contempo di acquisire nuovi strumenti per affinare le vostre capacità di indagare, insegnare, narrare.

Grazie a un uso virtuoso, anche se frequente, della Rete, molte ricchezze della tradizione umanistica stanno finalmente passando dal cartaceo al digitale, dall’«off-line» all’«on-line», riconquistando quella potenziale «immortalità» messa a rischio dalla deperibilità dei «supporti» e dall’incuria di chi li custodisce. Attraverso una pluralità di Siti non sempre facilmente raggiungibili – perché di rado correlati a quegli accessi diretti alla rete costituiti oggi dai «Social Network» – finalmente molte risorse appaiono disponibili anche in Rete, e invitano realtà come la nostra a partecipare alla loro diffusione, alla loro conoscenza e alla loro «valorizzazione», a scopo formativo oltre che informativo. In questo senso il Magazine sarà anche un modo per far conoscere realtà che, pur avendo una presenza online, possono trarre maggior giovamento dalla loro reciproca «correlazione».

Abbiamo dibattuto molto tra di noi intorno al nome da dare al nostro Magazine, e siamo arrivati alla conclusione che non ci fosse bisogno di aggettivarlo con qualificazioni come “multimediale”, “contemporaneo” etc., che potrebbero apparire come tentativi di attenuare, correggere, “modernizzare”, “attualizzare”, o peggio giustificare il nome “Umanista”, che per noi vuol dire quello che ha sempre voluto dire. Noi preferiamo riportarlo alla sua originaria – ma dimenticata – definizione, mostrandovi, con tutto quello che pubblicheremo, come esso non abbia nulla a che fare con le «interpretazioni ideologiche» che se ne danno oggi facendo di tutta l’erba un fascio, confondendo le colpe di generazioni con ciò che di buono resta ad eterna memoria del nostro passato: quella tradizione che per secoli è stata oggetto di ammirazione ed esempio di eccellenza artistica e scientifica in tutto il mondo.

Utilizzando questo titolo non vogliamo ridefinire, né aggiornare, né correggere alcunché. Preferiamo provare a vincere la sfida di far nascere o rinascere nelle nuove e vecchie generazioni un interesse reale per ciò che esso rappresenta da secoli, e non per ciò che ad esso è stato attribuito di recente, dietrologicamente e pretestuosamente, da chi, temendo di non riuscire a gestire un’eredità tanto complessa e imbarazzante, e non essendo preparato a comprenderne il valore e a continuare a svilupparla, la rifiuta, decidendo di ignorarla, diffidando di essa, dando credito a pregiudizi, e preferendo succedanei “contemporanei” che non richiedono altrettanta preparazione né per farli né per fruirli.

Noi pensiamo che il titolo che abbiamo dato al Magazine dovrebbe essere motivo di orgoglio non solo per noi, dal momento che la “nostra” Civiltà, proprio grazie alla “Tradizione Umanistica” ha potuto raggiungere i momenti più alti di dialogo interculturale e spirituale tra Civiltà, contribuendo – senza imporre alcuna ideologia – alla diffusione di valori estetici e morali ovunque apprezzati attraverso le opere che li rappresentano; questo è l’esatto contrario di ciò che invece fanno quelli che agli umanisti addebitano le colpe di coloro che, per ragioni politiche ed economiche, hanno cercato di colonizzare il mondo con «ideologie» che nulla hanno a che fare con gli «ideali» umanistici.

Un’ultima considerazione riguardo le possibili ma svianti «interpretazioni» del titolo del Magazine: come scoprirete leggendo i nostri editoriali, noi non intendiamo fare «divulgazione»; cioè non vi daremo l’illusione di farvi conoscere con poco sforzo cose che richiedono molti più sforzi di quelli che, in misura più ridotta, farete con il nostro aiuto leggendo ciò che pubblicheremo nel Magazine.

Con i nostri editoriali, adottando una forma insieme narrativa e scientifica, argomentando in modo rigoroso e coinvolgente le nostre esplorazioni ed investigazioni tra scienza, arte e tecnologia, contiamo di riuscire ad appassionarvi agli argomenti trattati, e a svolgere così il compito che ci siamo assunti in ogni nostro progetto: farvi venire voglia di leggere e studiare tutto ciò che i nostri «meta-iper-testi» (testi che parlano di relazioni tra testi esterni ad essi) vi prepareranno e vi inviteranno a esplorare nell’universo umanistico esterno ad essi.

Anche per il Magazine adotteremo infatti quell’idea «enciclopedica», cara a tutti i veri umanisti, che consiste nell’incoraggiarvi a esplorare e investigare, con il tempo necessario, gli oggetti che vi faremo scoprire o riscoprire mostrandovi le loro qualità. I nostri Editoriali saranno per voi una «bussola» per aiutarvi a scoprire e indagare le molteplici correlazioni tra di essi.

Questa idea «centrifuga» della conoscenza enciclopedica si oppone a quella che è prevalsa dal secolo scorso, da quando le «enciclopedie» (basti pensare al proliferare di “enciclopedie per ragazzi e per famiglie”, prima vendute in volumi cartacei con appositi mobiletti d’arredo, poi su cd e dvd insieme a consolle per videogiochi, e ora online come comode risorse «spiegatutto») sono diventate oggetti «centripeti», illusori compendi del sapere, riduzioni e semplificazioni sostitutive di quelle conoscenze che si potrebbero realmente acquisire, ma con più fatica, al di fuori di essi.

Anche con il Magazine vogliamo combattere questa tendenza illusoria che, facendo leva sul bisogno di conoscenza, diffonde (al contrario di ciò che promette) luoghi comuni, pregiudizi, «sentito dire», sostituendo il «senso comune» della cultura di massa al «buon senso» dei nostri avi e delle tradizioni popolari.

Tutto ciò che pubblicheremo qui non avrà il carattere di un surrogato di ciò che potrete studiare altrove, nei testi degli artisti e degli scienziati piuttosto che nei «bignami»divulgativi creati da pseudo-studiosi che probabilmente non hanno neppure letto quei testi complessi o, se lo hanno fatto, non li hanno capiti. Avrà invece l’ambizione di costruire tanti «ponti» per farvi scoprire connessioni non immediatamente percepibili tra progetti e studi di umanisti, per spingervi ad uscire di qui e a ritornarvi solo per ricevere nuovi stimoli e per ricominciare a esplorare e indagare l’universo multidisciplinare, multimediale, multietnico della conoscenza; quell’universo, dell’informazione artistica, scientifica, tecnologica, che noi non vogliamo restringere e ridurre allo scopo «pedagogico» di farvi evitare la paura di perdervi, ma che piuttosto vogliamo incoraggiarvi ad esplorare, ben dotati di una buona bussola che, al contrario, vi farà provare il piacere di naufragare nel mare delle conoscenze senza più l’ansia di dover tornare indietro.

Avremo raggiunto il nostro scopo se vi avremo convinti ad uscire da qui per aprire bei libri, seguire importanti iniziative, conoscere grandi autori e studiosi che noi stessi consideriamo nostri Maestri o fondamentali compagni di avventure conoscitive.

Sull’esempio di un nostro maestro d’eccezione, Roberto Rossellini – di cui da anni stiamo ricostruendo la sua biblioteca ideale e il suo ambizioso piano polienciclopedico allo scopo portare a compimento il suo lungimirante progetto umanistico – cercheremo di ricreare, anche attraverso il Magazine, quella tessitura di correlazioni tra progetti, ricerche, studi di umanisti contemporanei e di umanisti del passato, invitandoli – gli uni virtualmente e gli altri materialmente – a intervenire nei «cenacoli virtuali» che  ricreeremo on-line, come ambienti di dialogo interdisciplinare, per suscitare e favorire collaborazioni non solo temporanee e occasionali, per far conoscere e far interagire tra loro realtà affini che spesso ignorano di lavorare agli stessi obiettivi e con lo stesso metodo scientifico.

Con questi obiettivi noi vogliamo caratterizzare il Magazine come un luogo di incontro tra umanisti, come una «terra di nessuno» ideale per favorire il dialogo tra studiosi e autori che per diverse ragioni non si parlano tra loro; e in tal senso intendiamo raccogliere la lezione di alcuni umanisti del secolo scorso, come Jean Piaget o Henri Laborit, che hanno creato materialmente dei laboratori inter-disciplinari di ricerca per far collaborare umanisti di diversa provenienza e formazione.

Questo Magazine cercherà anche di ridare voce, nei dialoghi a distanza, a quegli umanisti del passato le cui opere non fanno più neppure parte della formazione universitaria di coloro che, almeno nei programmi di studi e per i titoli accademici, li vorrebbero presuntuosamente sostituire. Vi faremo ascoltare le voci autorevoli di quei grandi studiosi e autori, e sarete voi a confrontarle con le piccole voci stridule di coloro che li hanno rimpiazzati e che cercano di cancellarne le tracce per evitare l’imbarazzante confronto. Inoltre faremo dialogare le idee di quei veri grandi Maestri con quelle di quanti, insieme a noi, vorranno con umiltà portare i loro contributi originali a questo dialogo senza tempo e senza confini, approfittando dell’occasione per far conoscere i loro studi e farli interagire con quelli di altri.

Dal punto di vista metodologico cercheremo sempre di far partire i nostri editoriali, e di conseguenza ogni dialogo tra umanisti del passato e del presente, da occasioni offerte dalla nostra attualità (l’unico aspetto «attuale« del Magazine che giustifica il  carattere stesso di «Magazine» piuttosto che di pura «rivista di studi»), anche solo per prenderne le distanze e criticarle, ma cercando di non rimanerne impigliati; sfrutteremo tali occasioni per parlare di possibilità inattuate, di esperienze passate dimenticate, di progetti per cambiare ciò che appare immutabile. In altri termini, da occasioni particolari cercheremo di correlare altre esperienze, altre storie, altri studi e progetti che potranno espandere il dialogo per ricavare considerazioni e conclusioni di valore «inattuale» e universale.

Per essere ancora più chiari: noi non siamo nostalgici e passatisti; critichiamo ogni atteggiamento pregiudizievole che veda comunque nel passato il meglio, così come critichiamo qualunque atteggiamento altrettanto pregiudizievole che veda  comunque nel presente, nel “contemporaneo”, nel futuro, un miglioramento di esperienze passate.

Quando ci viene chiesto se siamo interessati al “Contemporaneo”, noi rispondiamo che se le esperienze attuali possiedono qualità per diventare universali, come nuovi «classici senza tempo», allora ci interessano tanto quanto quelle dei nostri Maestri; ma se per “Contemporaneo” si intende quell’ideologia iconoclasta che sta attraversando ogni campo artistico per far scempio dell’arte e giustificare operazioni di “attualizzazione” irrispettose dei classici – «usandoli» per dare credito a riscritture e rivisitazioni che li «riducono» a caricature di loro stessi – allora diciamo con chiarezza che noi saremo sempre dalla parte dei veri Maestri, e li difenderemo contro coloro che pensano di poter approfittare del fatto che essi non possono più rimandare al mittente quei finti “omaggi” che nascondono reali «oltraggi».

In un mondo dove il cinismo è diventata una nuova religione, noi cercheremo di riportare l’attenzione a questioni morali  – non moralistiche e tantomeno ideologiche – insieme a questioni di carattere metodologico, affinché le une e le altre possano costituire  un terreno condiviso, un denominatore comune su cui confrontare i contributi di chi, con le sue iniziative, merita, secondo noi, la nostra e la vostra attenzione, in quanto contribuisce, in piccolo o in grande, a combattere il degrado culturale che tutti stiamo vivendo con maggiore o minore consapevolezza.

Noi considereremo nostro interlocutore e collaboratore in questa impresa chiunque contribuisca a mantenere viva quella tradizione umanistica che ci consente di continuare a crescere evitando di farci riscoprire l’acqua calda o di farci tornare a forme di inciviltà che solo in malafede possono essere chiamate “nuove forme di civiltà”.

È dunque con umiltà e con qualche ambizione che vi offriamo questo nuovo Magazine, anzitutto sperando che possiate giovarvene. Auspichiamo che, leggendolo, vi venga voglia di unirvi a noi per farlo vivere e crescere. Attraverso di esso potremo aiutare le nuove generazioni a conoscere la tradizione umanistica e chi la sta mantenendo viva. E forse, con il nostro sforzo, riusciremo a evitare che qualche potenziale nuovo umanista finisca ingannato e persuaso da quanti, intorno a lui, continueranno senza pudore a dirgli che la formazione umanistica è ormai superata, che si oppone a quella scientifica e tecnologica, e che rappresenta un passato di cui ci si dovrebbe addirittura vergognare.